“Un sacchetto di biglie”, un film per il Giorno della memoria … e non solo

La locandina del film

In occasione del giorno della memoria,  la  classe III A, insieme ad altre classi terze, è andata al Filmstudio, presso le Officine Solimano a Savona, per vedere un film che trattava l’argomento.

Il film è tratto da un romanzo autobiografico di Joseph Joffo, “Un sacchetto di biglie”, questa è la storia.

Ambientato in una Francia occupata dai nazisti, racconta della fuga di un’intera famiglia di ebrei: mamma, papà e quattro figli. Il padre e i figli maggiori facevano i barbieri e i due fratellini minori frequentavano la scuola, finché le discriminazioni nei confronti degli ebrei impedirono loro di continuare serenamente la propria vita. I genitori, preoccupati da ciò che stava accadendo, decisero di scappare per trovare rifugio nel sud della Francia, nella zona libera, dividendosi per motivi di sicurezza, nella fuga. A questo punto del film, seguiamo solo la fuga dei due fratelli minori: Maurice e Joseph. Arrivati a Nizza, dopo aver rischiato di essere catturati dai tedeschi, riescono a ricongiungersi con il resto della famiglia, dove passano qualche tempo abbastanza sereni. Però, purtroppo, le cose cambiano quando in Italia Mussolini cade e anche a Nizza arrivarono i nazisti. Per proteggere i due fratellini, i genitori li inseriscono in una specie di collegio militare per cattolici. Dopo poco, però, i due si allontanarono dall’Accademia, per ritornare in città e verificare se qualche membro della famiglia vi fosse rimasto. Qui vengono catturati e portati in un grande hotel, usato momentaneamente dai nazisti come luogo di reclusione e passaggio per gli ebrei. Da lì sarebbero poi stati deportati. Durante i duri interrogatori a cui li sottopongono i nazisti, riescono a sostenere di essere algerini e cattolici anche con l’aiuto di un medico e di un prete, che procura loro dei falsi certificati di battesimo. Finalmente liberi, i due fratellini scappano verso l’Alta Savoia, dove trovano lavoro: Maurice presso un ristorante e Joseph come fattorino presso una famiglia di giornalai antisemiti e collaborazionisti, sempre senza mai rivelare la loro vera identità. Quando, finalmente, la Francia venne liberata, i paesani accusarono questa famiglia di collaborazionismo e fu solo per l’intervento di Joseph che non vennero linciati! I due tornano a Parigi, dove ritrovano la mamma e i fratelli ad aspettarli, ma non il padre, che non tornerà mai più dai campi. In quel momento, la biglia che Joseph aveva tenuto tutto il tempo con sé, quasi un porta fortuna, gli cade di mano come se segnasse la fine della sua infanzia e il doloroso passaggio alla vita adulta. La scena finale è toccante: ci riporta alla contemporaneità e mostra i due fratelli, non più gli attori che li impersonano, che sono seduti insieme ad un tavolino di un bar. La storia, infatti, è l’autobiografia dell’autore e i due fratelli sono ancora molto legati. Questo film, è molto toccante e coinvolgente, ha anche momenti di tensione e colpi di scena che riescono a tenere desta la nostra attenzione.  Inoltre, pur essendo ambientato durante la Seconda guerra mondiale, è molto attuale. Può anche farci capire come i fuggitivi minorenni, siano privati della loro giovinezza ma non della loro speranza.

Classe   III A

La copertina del libro, in una edizione classica