DANTE, LA SUA COMMEDIA E NOI…

Insieme alla professoressa di lettere abbiamo letto e studiato la Divina Commedia di Dante Alighieri. Noi ragazzi di II A ci siamo molto appassionati a questa opera e alcuni Canti ci hanno colpito maggiormente: per esempio il Canto V dell’Inferno, con la commovente storia d’amore di Paolo e Francesca, un amore che riesce a resistere anche alle pene dell’Inferno o la storia di Caronte, il traghettatore di anime o ciò che racconta Ulisse a Dante. La professoressa ci ha anche raccontato tante cose su Dante e il suo amore per Beatrice, la donna amata che ritroverà in Paradiso. Poiché eravamo tanto interessati, abbiamo trovato il modo di incontrare alcuni dei personaggi che animano il poema e fare delle interviste, che, ora vi presentiamo…

 

CHI E’ VIRGILIO?  di Martina e Sara

Nella Divina Commedia il nostro Dante si fa accompagnare da un personaggio importante, un poeta che abbiamo già conosciuto lo scorso anno e che Dante ammirava molto. Ecco la nostra intervista a Virgilio

Publio Virgilio Marone è uno dei più grandi poeti dell’antica Roma. Virgilio nasce nei pressi di Mantova ad Andes, il 15 ottobre del 70 a.C. in una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Studia eloquenza per fare l’avvocato, ma parlare in pubblico non è nella sua natura e decide di dedicarsi alla scrittura. Quindi studia grammatica, filosofia e retorica, scrive le Bucoliche e le Georgiche. Entra nel circolo di Mecenate a Roma nel quale si riunivano tutti i più grandi artisti del momento. Augusto chiede a Virgilio di scrivere l’Eneide per onorare le origini divine della famiglia imperiale. Virgilio muore il 21 ottobre del 19 a.C., senza aver finito l’Eneide e chiede di farla bruciare, ma Augusto la farà pubblicare. L’Eneide diventa così uno dei più grandi poemi epici. Virgilio con il suo stile influenza molti scrittori, tra cui Dante.

Ora conosciamo meglio il parere di Virgilio sul viaggio fatto insieme a Dante.

1-Le è piaciuto fare questo viaggio?

Si, mi è piaciuto molto fare questo viaggio. Uscire dal Limbo è stato veramente meraviglioso: una cosa che mi mancava particolarmente era il non poter vedere le stelle e quando sono uscito la prima cosa che ho fatto è stata proprio quella. Conoscere Dante è stato molto bello perché lui è una persona assai simpatica e mi ha fatto piacere aiutarlo.

2-C’è un’anima che l’ha colpito particolarmente?

Tra tutte le anime che abbiamo incontrato io e Dante, mi è rimasto impresso il Conte Ugolino, ma in modo negativo. Penso che dare la colpa agli altri per la fine che ha fatto lui e che ha fatto fare ai suoi figli e nipoti lo faccia sembrare una persona peggiore di quella che è. Inoltre, non si è pentito in vita e non si è pentito neanche dopo la morte continuando a incolpare Ruggieri e i pisani. Ho anche notato che mentre raccontava la sua storia cercava di apparire come una vittima innocente sperando di far commuovere Dante. Questo non mi è piaciuto per niente.

3- Come ha reagito alla richiesta di Beatrice? Quando Beatrice le ha proposto di fare da guida a Dante, come ha reagito?

Ero molto sorpreso che avesse scelto proprio me per fare questo viaggio così importante per il quale avrei dovuto guidare una persona ancora viva nel mondo delle anime. Però ho accettato subito perché non ho saputo resistere all’idea di uscire dal Limbo e vivere finalmente un’avventura dopo tutti quei secoli rinchiuso lì, dove, anche se ci sono i miei amici, la vita è comunque piuttosto noiosa. Beatrice non mi aveva detto che Dante fosse uno scrittore e un mio grande ammiratore e che fosse lì per tornare sulla dritta via! Infatti, quando l’ho scoperto, ho capito che aveva mandato me per un motivo preciso: perché Dante avrebbe sicuramente seguito i miei consigli e gli avrebbe fatto molto piacere conoscermi.

4-Le è dispiaciuto non poter accompagnare Dante in Paradiso?

Si, avendo iniziato questo viaggio insieme, mi sarebbe piaciuto varcare le porte del paradiso insieme a lui, ma penso anche che sia stato giusto che lo abbia accompagnato Beatrice nell’ultima parte di questo meraviglioso viaggio. E poi Dante è stato sicuramente molto felice di rivedere Beatrice dopo tanti anni.

5- Cosa ne pensa del fatto che chi non è battezzato debba restare nel Limbo?

Penso che non sia giusto soprattutto per noi che siamo vissuti in un periodo dove si credeva negli dei falsi e bugiardi perché non conoscevamo ancora il Dio. Secondo me sarebbe più giusto che una volta morte le anime non battezzate potessero scegliere se farsi battezzare o andare nel Limbo.

6- Dove pensa che sarebbe andato se fosse stato battezzato?

Credo che sarei potuto andare in Paradiso, perché pensando alla mia vita, ritengo di essermi comportato bene. Soprattutto non penso di essere stato superbo, invidioso, avaro, pigro né tantomeno lussurioso.

7- Cosa ne pensa della Divina Commedia?

Penso che Dante sia un grande scrittore e che abbia avuto un’idea a dir poco geniale. Riuscire a scrivere di un viaggio impossibile oltre i confini della vita, facendolo sembrare vero, è molto difficile. Lui, col suo talento, c’è riuscito alla perfezione. Quindi la Commedia si merita assolutamente l’aggettivo “divina” non solo perché parla di Dio, ma perché è davvero magnifica. Ha avuto sicuramente molta fantasia e penso che sia stato molto bravo a classificare ogni peccato con una determinata punizione adatta. Il fatto che le persone che, in vita, si sono pentite dei loro peccati abbiano una punizione ridotta è la prova che il perdono di Dio esiste.

8- Cosa ne pensa di Dante?

Dante è una persona davvero magnifica, colta e gentile. Dante è una di quelle persone che quando inizia a parlare poi non si ferma più, però è così piacevole ascoltarlo che speravo che quel viaggio non finisse mai.

9- Cosa ne pensa degli svenimenti di Dante?

Dante non è mai svenuto veramente, ma deve averli inseriti per concludere i canti nelle terzine stabilite o quando non sapeva come concludere. È un metodo molto semplice ed efficacie.

10- Secondo Lei dove andrà Dante una volta morto?

Penso che Dante abbia peccato di superbia in certi momenti della sua vita, però sono sicuro che se ne sia pentito perché come disse Caronte “Per altra via, per altri porti verrai a piaggia, non qui, per passare: più lieve legno convien che ti porti”

 

Dante e Virgilio immagine tratta dal libro di Aristarco e Somà

 

PAOLO E FRANCESCA, UN AMORE ETERNO di Jacopo e Tommaso

Francesca da Rimini doveva sposarsi con Gianciotto Malatesta per un matrimonio combinato. Era a casa sua quando Paolo, fratello di Gianciotto, le portò alcuni documenti da firmare. Lei si innamorò subito di Paolo credendo che fosse l’uomo che doveva sposare. Suo malgrado, solo una volta sposata, Francesca si accorse del malinteso. Nonostante ciò, continuò ad amare Paolo. Un giorno i due si videro ad insaputa di Gianciotto e lessero il libro che raccontava la storia di Lancillotto e Ginevra. Arrivati ad un certo punto, i due lettori, travolti dalla passione, si baciarono. Quando Gianciotto venne a sapere dell’adulterio, li uccise entrambi. Paolo e Francesca all’Inferno si trovano nel cerchio dei lussuriosi, mentre Gianciotto finirà nella Caina, luogo in cui risiedono i traditori dei parenti.

INTERVISTA A PAOLO E FRANCESCA

Paolo, per quale motivo nel poema di Dante ha parlato solo Francesca?

P: -Ho lasciato parlare solamente Francesca perché la mia grande tristezza non mi ha permesso di esprimermi a parole.

Francesca, che emozioni hai provato quando hai scoperto che Paolo non era il tuo sposo?

F: -Al momento della scoperta, sono stata delusa e ho provato rabbia perché ho capito che la mia vita non sarebbe stata come l’avevo immaginata.

Hai mai provato a spiegare alla tua famiglia il rapporto che c’era tra te e Paolo?

F: -No, non ho provato a spiegarglielo perché avevo paura che non mi avrebbero capita.

Paolo, quando hai capito di esserti innamorato di Francesca?

P: -Ho capito di essermi innamorato di lei nel momento in cui l’ho conosciuta meglio. La lettura e le conversazioni in segreto ci hanno aiutato a conoscerci nel profondo dell’anima.

Avresti sacrificato la tua vita per quella di Francesca?

P: -L’avrei sacrificata, sì, ma forse poi non ci saremmo potuti incontrare di nuovo qui tra i lussuriosi dell’Inferno. Se c’è una persona con la quale voglio trascorrere l’eternità, è lei.

 

ECCO MINOSSE, IL GIUDICE di Eleonora P. e Gabriele

 1- Salve Minosse, chi è stato Lei in vita?
Fui il re di Creta, famoso per la mia correttezza e giustizia. Ora svolgo il ruolo di giudice degli Inferi. Quando morì mio padre adottivo, Asterio, feci costruire un altare in onore di Poseidone, in riva al mare, per dimostrare il suo diritto al trono. Lo pregai di inviarmi un toro da immolare ma, pur venendo esaudito, alla fine non sacrificai l’animale poiché era molto bello. Che conseguenze vi furono!

2- Ha fatto qualcos’altro di speciale in vita?
Sì, eccome! Sono stato legislatore e autore della costituzione cretese, con leggi che mi ha suggerito proprio Zeus, dal quale ogni nove anni mi recavo. Ho combattute molte guerre, in particolare contro Niso, re di Megara, e contro Atene.

3- Perché fece costruire il labirinto?
Feci costruire il labirinto per rinchiudervi il mio mostruoso figliastro, Minotauro. Chiamai a
progettarlo l’architetto ateniese Dedalo, aiutato dal figlio Icaro. Il labirinto era così intricato che ne furono prigionieri essi stessi, se non fosse stato per le ali, costruite da Dedalo, che attaccò con la cera alle loro spalle per poterne uscire. Che opera ingegnosa!

4- Come nacque questo Minotauro?
Poseidone, molto arrabbiato perché non sacrificai il toro che mi aveva donato, per vendicarsi, fece innamorare mia moglie Pasifae del toro. Da questa unione nacque il Minotauro, una creatura mostruosa per metà toro e per metà uomo che, nonostante le gambe da uomo, aveva una natura selvaggia di feroce animale e tutti lo temevano.

5- Perché impose il tributo agli Ateniesi?
Perché avevano ucciso il mio amato figlio Androgeo e io, per vendetta, ho imposto questo tributo di sangue: ogni nove anni, di sette fanciulli e sette fanciulle dovevano essermi inviati per diventare pasto del Minotauro.

6- Come le sembra il lavoro di giudice degli Inferi?
È un lavoro molto faticoso perché devo giudicare moltissime persone per reati diversi e lo sapete come sono molto severo! Passo le notti a pensare alle condanne che dovrò infliggere e non trovo pace fino a quando non le ho trovate.

7- Perché ha una coda così lunga?
La mia coda è molto lunga perché la devo avvolgere attorno al mio corpo tante volte quanti sono i cerchi che il dannato, che mi confessa tutti i suoi peccati, deve discendere.

8- Come reagì quando Dante Alighieri arrivò da lei?
Ero incredulo! Non ho mai visto un vivente in questo luogo terribile! Io che in vita ho vissuto tante vicende e conosciuto e giudicato tante persone, ho tutt’ora, proprio per il mio passato, curiosità nei confronti di nuove esperienze. La mia era una civiltà molto raffinata! Anche se stupito dall’incontro con l’umano Dante, ho cercato di fermare questo incontro nella mia memoria!

9- Sa come sono fatti i cerchi dell’Inferno?
Non so come siano gli altri cerchi, lei lo sa? Come le ho detto, ho molta fame di sapere! E poi lei mi fa troppe domande, avrei da fare! Ci sono molte anime che aspettano il mio giudizio, le vede là, che pena!

10- Un’ultima domanda, le piacerebbe fare un tour nel Purgatorio e nel Paradiso
come ha fatto Dante?
Sì mi piacerebbe molto, per i motivi che le ho già spiegato! Sono un uomo di cultura e d’azione! Ho governato a lungo su Creta, per molte generazioni. Diversi mitografi, tra cui Plutarco, hanno addirittura ipotizzato l’esistenza di due differenti re con il mio stesso nome. In effetti io e mio figlio, Licasto eravamo entrambi “Minosse”. Ebbene sì, lui è stato quello più cattivo, io quello buono, giusto, e per questo vorrei vedere il Paradiso, e perché no, anche il Purgatorio!

Minosse in un bellissimo disegno di Gabriele

 

IL TRAGHETTATORE DI ANIME, CARONTE di Adrien 

INTERVISTA A CARONTE.

Caronte, prima di tutto parlaci di te

-Mi chiamo Caronte e sono il traghettatore delle anime dell’inferno. Sono greco romano di origine, sono figlio di Erebo e Notte e da sempre varco avanti e indietro il fiume Acheronte.

Il tuo nome è molto particolare, che cosa significa?

-In greco significa “ferocia illuminata”.

Questo riassume un po’ il tuo carattere!

-Direi di sì, anche se a seconda del poema in cui sono il mio carattere cambia molto!

A proposito… in che poemi sei apparso?

-Principalmente nella Divina Commedia e nell’Eneide (in cui ero molto più forte e virile!), ma sono apparso anche in altre opere come “Le rane” di Aristofane.

Perché hai scelto questo lavoro?

-All’inizio perché non sapevo cos’altro fare, ma poi ho scoperto che mi piace traghettare le anime e vederle ansiose e terrorizzate mentre le prendo a bastonate con il remo.

Ma quanti anni hai?

-Noi mostri infernali non abbiamo età. Ma tutti i mei anni li ho passati a trasportare più di duemila anime al giorno, diversi miliardi in tutto il mio servizio.

E in tutto questo tempo quali sono stati gli episodi che ricordi meglio?

-Ho incontrato molti personaggi famosi della storia come Cleopatra, Ulisse e Minosse prima che diventasse mio collega. ma l’unico a cui mi sono legato subito è stato Virgilio, infatti siamo da sempre amici, se no non avrei mai permesso a lui di portare Dante dall’altra parte dell’Acheronte.

Quindi sei amico di Virgilio?

-Si, io non sono esattamente come gli altri diavoli, io essendo nato, non trasformato, in creatura infernale non provo solo rabbia, ma anche altre emozioni.

Grazie Caronte, adesso può tornare al suo lavoro.

Caronte Foto di Adrien

 

IL FOLLE VOLO DI ULISSE di Rebecca e Riccardo 

 

INTERVISTA AD ULISSE 

 Oggi andremo ad intervistare Ulisse. Come sappiamo, Ulisse è un personaggio dell’Odissea e Dante ne parla nella Divina Commedia, nel canto XXVI dell’Inferno.

Quando arriviamo da lui, vediamo due fiammelle che sembrano lucciole d’estate. In realtà, sono le anime di Ulisse e Diomede, che devono bruciare insieme per l’eternità.

REBECCA: -Buongiorno Ulisse. Le possiamo fare qualche domanda?

ULISSE: -Chiedete pure.

RICCARDO: -Come mai si trova all’Inferno, nel girone dei fraudolenti?

ULISSE: -Sono in questa fiamma con il mio compagno Diomede da tanto tempo. Siamo stati puniti per aver organizzato l’inganno del cavallo di Troia, che ha causato la sconfitta della città… C’è anche la questione del furto del Palladio, che doveva proteggere Troia, ma che io e Diomede abbiamo rubato con l’astuzia.

REBECCA: -Possiamo sapere cosa l’ha spinta ad affrontare un nuovo viaggio, dopo tutte le avventure – e disavventure – che aveva vissuto, addirittura verso la fine del mondo?

ULISSE: -Dopo 10 anni di viaggio qualcosa ancora mi spingeva a inseguire un sogno: la conoscenza. La mia curiosità ha fatto il resto…

REBECCA: -Cosa intende Lei per curiosità?

ULISSE: -Per me la curiosità è la voglia di scoprire, di vedere… è la curiosità che rende l’essere umano diverso dalle bestie.

RICCARDO: -E’ stato difficile stare lontano dalla famiglia?

ULISSE: -Certo. In alcuni momenti mi mancavano terribilmente, ma non potevo fare a meno di seguire il mio sogno.

REBECCA: -La frase “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza” in che momento l’ha pensata e perché?

ULISSE: -Ho utilizzato queste parole per convincere i miei compagni a venire con me e oltrepassare le colonne d’Ercole. Noi siamo sempre stati una squadra e mai avrei potuto continuare senza di loro.

RICCARDO: -Cosa le è successo dopo aver superato le colonne d’Ercole?

ULISSE: -Non ricordo molto di quel brutto momento. Abbiamo navigato per molto tempo, ma poi la mia nave è stata distrutta da una tempesta.

REBECCA: -Lei è arrivato quasi alla montagna del Purgatorio. Si considera un eroe o un incosciente?

ULISSE: -Non saprei rispondere… Forse avessi saputo a cosa stessi andando incontro non avrei osato tanto… Ma era come se qualcosa bruciasse in me e mi spingesse a proseguire senza pensare troppo alle conseguenze.

RICCARDO: -Alla fine si è ritrovato in questa fiamma per l’eternità. Ne è valsa la pena?

ULISSE: -Se penso alla mia famiglia, credo di aver causato tanta sofferenza che non meritavano. Ma io non avrei potuto vivere diversamente e rifarei tutto quello che ho fatto.

 

RITRATTO DI BEATRICE di Lara e Viola

 Beatrice, detta Bice nasce a Firenze nel 1265 da Folco Portinari e Cila di Ghepardi. Sposa Simone dei Bardi, cavaliere, politico e banchiere fiorentino.

Beatrice è la prima donna a lasciare una traccia indelebile nella letteratura italiana, nonostante altre donne siano all’interno dei componimenti dei poeti Cavalcanti e Guinizzelli. A lei è dedicata l’opera giovanile di Dante, Vita Nuova, nella quale il poeta raccoglie una serie di componimenti poetici di tema amoroso intermezzandoli a commenti in prosa.

Qui Dante racconta di aver incontrato Beatrice per la prima volta all’età di nove anni, per poi rincontrarla nove anni dopo, nel 1283.

Quando Beatrice muore l’8 giugno 1290, Dante, disperato, si rifugia nello studio della filosofia, della legge, ma soprattutto dei classici che prima di lui avevano affrontato tematiche d’amore. Proprio in questo periodo tragico, realizza la Vita Nuova, celebrando così la sua donna amata.

Beatrice è la spinta che muove Dante ad intraprendere il viaggio attraverso l’Oltretomba ed è la musa che ispira il grande poema della Commedia. Nel secondo canto Virgilio racconta che Beatrice era scesa nel Limbo per chiedergli di fare da giuda a Dante, perso nella selva oscura. Il poeta latino accetta e accompagna Dante nell’ Inferno e nel Purgatorio, finché nel Paradiso Terrestre ci sarà Beatrice ad aspettarlo.

Beatrice è, per l’autore, la speranza di trovare la bellezza e la luce del vero amore, quello che innalza verso Dio.

Beatrice

LA TERRIBILE STORIA DEL CONTE UGOLINO  di Serena e Alice

IL CONTE UGOLINO

Il Conte Ugolino nacque a Pisa nel 1220 da una famiglia ghibellina. Nel 1284 gli venne affidata la flotta nella guerra contro i Genovesi, la guerra finì con la sconfitta dei Pisani. Tornato a casa il Conte Ugolino dovette combattere contro Fiorentini e Lucchesi che nel frattempo si erano alleati. Per dividere gli avversari Ugolino cedette dei castelli pisani ai Fiorentini e ai Lucchesi. Per questo, però, venne accusato di tradimento e Ruggeri, amico del Conte, lo rinchiuse nella Torre Muda, che dopo la morte di Ugolino prese il nome di Torre della Fame. Infatti, Ugolino non fu rinchiuso nella torre da solo ma con due figli e due nipoti. Nei primi giorni di prigionia vennero portati cibo e acqua. Però dopo alcuni giorni smisero di portarglieli e chiusero la torre a chiave. Tra il quarto e il sesto giorno di digiuno Ugolino vide morire uno dopo l’altro i figli e i nipoti. Però la domanda che tutti noi ci chiediamo e che però ci è oscura ancora oggi è: “Ugolino ha davvero mangiato i figli e i nipoti?”. Ora andiamo da Ugolino e vediamo se ha voglia di rispondere alle nostre domande.

Salve Conte Ugolino, se per lei va bene, vorremo farle qualche domanda riguardo la sua vita da vivo e qua all’Inferno.

-Per me non c’è nessun problema, cercherò di rispondere nella maniera più precisa alle vostre domande anche se ripensando al dolore che ho provato nei miei ultimi giorni di vita potrei anche mettermi a piangere perché non c’è nulla di peggio di vedere i propri cari morire.

Lo capiamo e ci dispiace molto. Iniziamo con le domande: ripensando al tradimento che hai ha  commesso, si è pentito?

-No, io stavo solo cercando di dividere Fiorentini e Lucchesi, ma gli altri hanno frainteso quello che volevo fare.

Secondo Lei, si merita davvero di essere finito all’Inferno come traditore di patria?

-No, io non penso di aver tradito nessuno, io ci tenevo ai miei compagni e ho cercato di salvarli dalla sconfitta da arte dei Fiorentini e dei Lucchesi.

-Secondo Lei perché Ruggeri ha rinchiuso anche i suoi figli e nipoti?

-Non lo so, però credo l’abbia fatto per farmi stare ancora peggio perché, come ho detto all’inizio, non c’è nulla di più doloroso di vedere i propri cari morire davanti ai tuoi occhi.

Come si chiamavano i figli e i nipoti con cui è stato rinchiuso?

-Gaddo e Uguccione erano i miei figli e Anselmo e Nino erano i miei nipoti.

Sa dove sono finiti i tuoi figli e i tuoi nipoti? All’Inferno, al Purgatorio o in Paradiso?

-Non lo so perché dopo la loro morte non ho più avuto loro notizie, però sono sicuro che sono andati in Paradiso visto che non hanno mai fatto nulla di male.

 

L’ANGELO CADUTO: LUCIFERO   di Francesco e Riccardo P.

NOI: -Buongiorno signor Belzebù.

LUCIFERO: NON CHIAMATEMI IN QUEL MODO!

NOI: -Oh scusi, signor… Lucifero

LUCIFERO: -Bene, dunque, cosa volete da me?

NOI: -Vorremmo farle un’intervista, se non Le dispiace. Lei da dove viene?

LUCIFERO: -Vengo dal luogo dove si può ciò che si vuole ed ero il più bello di tutti gli angeli. Però il Signore non contava nulla per me e non era alla mia altezza.

NOI: -Quindi cose Le è successo?

LUCIFERO: -Poi Dio mi esiliò scaraventandomi sulla Terra. Con la mia caduta si creò questo regno dove le anime dei dannati vengono punite in eterno.

NOI: -Molto interessante. Poco fa abbiamo visto che stritolava tre uomini nelle sue tre bocche, potrebbe dirci chi erano?

LUCIFERO: -È molto semplice! Ognuna delle mie tre facce ha tre colori. La faccia di destra è giallastra, simbolo d’invidia, e stritolava il corpo di Cassio, lo conoscete vero?

NOI: -Ehm sì… è uno dei cesaricidi, giusto?

LUCIFERO: -Esatto. La faccia di sinistra è nera, simbolo dell’odio: la bocca maciullava il corpo di Bruto.

NOI: -E la faccia centrale?

LUCIFERO: -La faccia centrale, come potete ben vedere, è rossa, simbolo dell’ira, e maciullava il più grande dei traditori: Giuda.

NOI: -Potremmo farle un’altra domanda, signor Lucifero?

LUCIFERO: -Soltanto una.

NOI: -Bene. Cosa significa il suo nome?

LUCIFERO: -Significa “portatore di luce”, anche se adesso non ha molto valore.

Ora che mi ci fate pensare, mi ricordo che mi diedero quel nome nel posto da quale mi esiliarono.

NOI: -Forse non è stato saggio ribellarsi a Dio.

LUCIFERO: -Come? Mi state dicendo che il Re dei Cieli aveva ragione a buttarmi qui?!

NOI: -Assolutamente no, signor Belzebù!

LUCIFERO: -VI HO GIA’ DETTO DI NON CHIAMARMI IN QUEL MODO! ANDATEVENE SUBITO O FARETE LA FINE DI BRUTO, CASSIO E GIUDA!

NOI: -Meglio andarcene da qui, SCAPPIAMO!

PRIMA DELLA PARTENZA: INTERVISTA A DANTE di Davide e Tommaso S.

Intervista a Dante prima del viaggio

Oggi siamo qui per intervistare il signor Alighieri, grande poeta che sta per intraprendere un viaggio dall’Inferno al Paradiso.

Come si sente a dover affrontare questo viaggio?

Mi sento molto spaventato, ma allo stesso tempo incuriosito da ciò che potrò vedere e da coloro che incontrerò.

Chi si aspetta di trovare all’Inferno?

Mi aspetto di trovare Paolo e Francesca nei lussuriosi e Ulisse forse tra i consiglieri fraudolenti. Credo abbiano storie interessanti da raccontare.

Come si sente ad avere Virgilio come guida?

Sono onorato di avere Virgilio come guida perché lo reputo come un maestro di scrittura e le sue opere sono fonte di ispirazione.

Come reagirà quando si troverà faccia a faccia con Caronte, il traghettatore degli inferi?

Rimarrò molto incuriosito dal suo vero aspetto, date le molte versioni del suo vero volto. Chissà se sarà tanto spaventoso!

 Non è impaurito dal fatto che si troverà di fronte a Lucifero?

Sinceramente, sono molto preoccupato perché solo a sentire pronunciare il suo nome mi sento rabbrividire. Dopotutto è il male in persona.

Cosa farà non appena si ritroverà davanti a Beatrice?

Sicuramente sarò entusiasta di rivederla e mi godrò ogni singolo istante che passerò insieme a lei, mi è davvero mancata.

Come si mostrerà davanti a Dio?

Sarò onorato di incontrarlo e sarò il più formale possibile. Non nascondo di essere molto incuriosito da come apparirà ai miei occhi umani.

Grazie mille, possiamo concludere così e le auguriamo buon viaggio!

E anche noi siamo giunti alla fine di questo fantastico viaggio, abbiamo vissuto momenti emozionanti, paurosi, commoventi insieme a Dante e tutti i personaggi che ci ha fatto conoscere. Non lo dimenticheremo…

Classe II A

Foto: dal web, fotografie di Adrien, disegno originale di Gabriele, immagine tratta dal libro di Aristarco e Somà “La Divina Commedia Il primo passo nella selva oscura” Einaudi ragazzi